Descrizione
Fondamentale è indagare la complessità della persona con disabilità e la sua integrazione, in ambito educativo, linguistico e corporeo. La pedagogia della disabilità deve iniziare dai termini, per questo il lavoro parte dall’analisi e dall’importanza delle parole per dire disabilità, prima fra tutte proprio quest’ultima (disabilità), ma anche handicap, svantaggio, menomazione, malattia, salute, diversità, pregiudizio, stereotipo.
Si prende spunto dai testi della professoressa Anna Maria Murdaca (esperta di questi temi), che suggerisce che non si deve definire nessuno per sottrazione, affermando che è il contesto sociale a determinare la condizione di handicap, sono gli ostacoli e le barriere fisiche, ma anche quelle mentali, a favorire il processo di esclusione oppure quello di emarginazione.
Si parla poi di salute e benessere, di corpo in genere e si propone il tema della resilienza. Quest’ultima è la capacità dell’individuo di reagire in modo propositivo nonostante le situazioni avverse. A proposito del corpo sono presi in considerazione il tema dell’ibridazione, anche tecnologica, e quello delle deformazioni, da vari punti di vista.
La resilienza viene ripensata nel campo della disabilità destabilizzando e ricostruendo in questa chiave di lettura molteplici aspetti degli studi pregressi relativi a corpo e disabilità.
Sono forniti strumenti teorici utili all’insegnante o all’educatore.
L’argomento centrale riguarda il legame tra corpo, disabilità e tecnologie,tematiche che sono osservate nell’ambito degli orizzonti multimediali della formazione.
Si propongono tre tipologie di tecnologie: integrative, invasive ed estensive.
Il rapporto tra corpo e tecnologie è preso in esame in base alle seguenti peculiarità: le tecnologie integrative – come le protesi nel campo della disabilità, in modo specifico nell’attività sportiva, e le protesi estetiche, riferite alla tecnologia come miglioramento (ne fanno parte il tema della tecnologia come potenziamento e le tecnologie abilitanti); le tecnologie estensive – si parla di vita digitale, telefono, corpo virtuale, corpo tecnologico e incarnato, ma soprattutto di avatar e identità in rete; le tecnologie invasive – gli impianti (tecnologia come invasione del corpo) e il cyborg. I riferimenti teorici provengono da ricerche e studi internazionali, soprattutto delle studiose Donna Haraway e Rosi Braidotti.
Tali riflessioni su corpo, tecnologie e disabilità suggeriscono nuove chiavi interpretative e un nuovo modo di vedere le connessioni di queste tre tematiche distinte. Inoltre i percorsi offerti propongono strategie d’intervento mirato per l’insegnante o l’educatore.
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