Appunti d’arte dal palcoscenico

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Pensieri in forma di appunti e divagazioni su quadri, poesie e drammi.

di Vincenzo De Luca

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Descrizione

Il Seicento è il secolo di Caravaggio. Se Michelangelo Buonarroti è la prova vivente del Mistero, Michelangelo Merisi da Caravaggio ha per noi lo sconcerto ed il fascino dell’apparire di un Abisso.

Sconvolge le regole, “distrugge” ciò che fino ad allora era la pittura, racconta la vita che passa sotto i suoi occhi esasperando i contrasti, cromatici e di contenuti.

Non può che sembrare abisso chi, morendo il giorno 18 (lo stesso giorno in cui muore l’altro Michelangelo, nel febbraio 1564) luglio 1610, farà del suo stile la guida all’intero secolo appena iniziato, e non avendo scuole, avrà più allievi di tanti maestri di bottega, ovunque il suo pennello dipinga; ed ebbe allievi principalmente a Napoli.

Quando penso al pittore lombardo, per figurarmi meglio l’abisso, che è insieme timore e amore, paura e tenerezza, mi piace ripercorrere mentalmente i primi versi di Vento a Tindari di Salvatore Quasimodo, dove un vortice di emozioni accompagna la passeggiata in salita del poeta:

Tindari, mite ti so
fra larghi colli pensile sull’acque
dell’isole dolci del dio,
oggi m’assali
e ti chini in cuore…

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