Capitolo IX: Consigli e massime
SIENTE, VIRE E TACE, SI VUO’ VIVERE IN SANTA PACE.
Ascolta, vedi e taci, se vuoi vivere in santa pace.
La pace è una conquista, che richiede impegno quotidiano. Essa rimane inalterata, se badiamo a noi stessi, senza interessarci di affari che non ci riguardano.
* * *
QUANNO CHIOVE, LASSA CHIOVERE: STATTE DINTO E NUN TE MOVERE.
Quando piove, lascia piovere: stattene in casa e non ti muovere.
Quando gli animi sono in fermento per una lite, per una discussione vivace e rovente, non aizzarli ancora di più, partecipando per gli uni o per gli altri. Se puoi, spendi una parola di pace, senza perdere la calma e la serenità.
* * *
SE PIGLIANO CCHIU’ MOSCHE CU’ ‘NA GOCCIA ‘E MELE CA CU’ ‘NA VOTTA ‘E ACITO.
Si prendono più mosche con una goccia di miele che con una botte di aceto.
La dolcezza, l’umiltà, la mansuetudine, il buon senso permettono di risolvere tanti problemi anche gravi. Invece, la forza, la prepotenza, il disprezzo acuiscono le tensioni e i dissensi fino a renderli insanabili.
* * *
NE’ TANTO DOCE CH’ OGNUNO TE ZUCA, NE’ TANTO AMARO CH’ OGNUNO TE SPUTA.
Né tanto dolce che ognuno ti succhia, né tanto amaro che ognuno ti sputa.
Non essere arrendevole al punto che tutti ne approfittano, né così duro e scostante che ognuno ti tiene da parte, perché la tua compagnia è poco gradita.
* * *
CHI PÉCURA SE FA, ‘O LUPO S’ ‘A MANGIA.
Chi si fa pecora, il lupo la divora.
Non bisogna essere sempre arrendevoli e sottomessi, altrimenti i prepotenti ci maltratteranno
* * *
GUAJE A CCHELLA PECORA, CA NUN TEN’ ‘A LANA SOJA!
Guai a quella pecora che non ha la sua lana!
Chi non ha mezzi per difendersi o non ha di che sostentarsi, deve “arrangiarsi”, perciò non condurrà mai una vita serena e tranquilla.
* * *
NUN DICERE MAJE QUANTO SAJE, NE’ SPENNERE TUTTO CHELLO CHE HAJE.
Non dire mai tutto ciò che sai e non spendere tutto quello che hai.
Sii prudente nelle parole e nello spendere. Se parli più del dovuto, ti puoi trovare impelagato in qualche guaio, senza accorgertene; se spendi tutti i tuoi averi, nei momenti difficili, come una malattia, un capovolgimento di fortuna, una disgrazia, non hai i mezzi necessari per fronteggiarli.
* * *
NUN GUARDA’ SEMPE ‘NNANZE: OGNE TANTO VOTATE PURE ARRÈTE.
Non guardare sempre davanti: ogni tanto voltati pure indie tra.
Presi dall’ansia di raggiungere una meta ad ogni costo, a volte, calpestiamo anche i sentimenti umani più nobili o addirittura compiamo azioni immorali. Allora, di tanto in tanto, fermiamoci, consideriamo che vale più vivere poveri ma onestamente e aiutare chi sta nel bisogno piuttosto che avere un posto di primo piano nella società.
* * *
CHI LASSA ‘A VIA VECCHIA P’ ‘A NOVA SAPE CHELLA CHE LASSA E NUN SAPE CHELLA CHE TROVA.
Chi lascia la via vecchia per la nuova sa quella che lascia ma non sa quella che trova.
Della via vecchia si conoscono pregi e difetti, la nuova costituisce quasi sempre un’incognita, un salta nel buio: è un rischio che non vale la pena correre, senza avere una minima garanzia. Il desiderio di novità, a volte, ci fa mettere da parte esperienze collaudate per altre che potrebbero risultare negative e deludenti.
* * *
CHI SAPE CCHIU’ E MENO SE NE VANTA, E’ CCHIU’ E L’AUTE VANTATO.
Chi sa di più e non si vanta è più lodato degli altri.
Il sapiente umile, modesto, discreto, non spaccone o millantatore, è lodato più degli altri. bel resto ha più valore la biografia scritta dagli altri, che l’autobiografia redatta a proprio uso e consumo.
* * *
FRA MODESTO NUN FUJE MAJE PRIORE.
Fra Modesto non fu mai priore.
Mettendosi sempre da parte, non verranno conosciute ed apprezzate le proprie doti e qualità. L’umiltà, in questo caso, impedirà la promozione o un’eventuale carriera.
* * *
QUANNO ‘O PURUCCHIO SAGLIE ‘NGLORIA, PERDE ‘A SCIENZA E ‘A MEMORIA.
Quando il pidocchioso ottiene la gloria, perde la scienza e la memoria.
Quando una persona umile raggiunge il successo o la ricchezza, si dimentica facilmente della sua condizione originaria, diventando superbo, presuntuoso ed arrogante.
* * *
E’ GHIUTO ‘O PURUCCHIO INT’ ‘A FARINA.
È andato il pidocchio nella farina.
Il parassita, che vive sempre alla spalle degli altri, si crede importante, perché ha avuto una fortuna insperata.
* * *
FIDETE D’ ‘O SIGNORE IMPUVERITO, MA NUN TE FIDA’ D’ ‘O PEZZENTE RISAGLIUTO.
Fidati di un signore caduto in bassa fortuna, ma non fidarti di uno straccione arricchito.
L’educazione, i sentimenti, i tratti dell’animo, il modo di pensare e di agire di una persona perbene, non mutano col variare della fortuna.
* * *
MITT’ ‘E RENÀRI ‘NCÀNNA ‘O CIUCCIO, E TUTT’ QUANTI ‘O CHIAMMANO RON CIUCCIO.
Metti i soldi appesi al collo dell’asino e tutti lo chiamano Don Ciuccio!
Anche gli inetti e gli incapaci, se hanno una buona consistenza economica, sono riveriti e rispettati.
* * *
‘E RENÀRI FANNO VENI’ ‘A VIST ‘E CECATI.
I soldi fanno riacquistare la vista ai ciechi.
I soldi sono talmente desiderati che perfino i ciechi sembra abbiano la vista, perché si muovono con una certa agilità e sicurezza, quando c’è la possibilità di guadagno.
* * *
L’OMMO SENZA RENARI E’ COMM’ ‘A ‘NU LUPO SENZA RIÈNTE.
L’uomo senza i soldi è come un lupo senza i denti.
I soldi sono indispensabili per procacciarsi i beni di prima necessità, ma anche per vivere dignitosamente.
* * *
‘E DIEBBETE ‘E CARNEVALE ‘E PAVA QUARESIMA.
I debiti di Carnevale li paga Quaresima.
I debiti accumulati per divertimento o per lauti banchetti bisogna pagarli con il lavoro e con i sacrifici. (È chiaro il riferimento alla Quaresima tempo di digiuno e di penitenza).
* * *
OMMO DENARUSO, OMMO PENSARUSO.
L’uomo che ha molti soldi ha molti pensieri.
Gli eccessi possono essere nocivi. Allora evitare, per quanto ci è possibile, una sordida povertà, né augurarsi la ricchezza di Creso.
* * *
TRE SO’ ‘E PUTIENTI: ‘O PAPA, ‘O RRE E CCHI NUN TENE NIENTE.
Tre sono i potenti: il Papa, il re e chi non possiede niente.
I primi due sono potenti per il loro prestigio sociale e politico; la potenza dell’ultimo è tutta spirituale, perché vive senza compromessi, pericoli e rischi.
* * *
PURE ‘A REGINA AVETTE BISOGNO D’ ‘A VICINA.
Anche la regina ebbe bisogna della vicina.
Nessuno è autosufficiente in tutto e per tutto.
* * *
‘E RICCHE COMME VONNO, ‘E PEZZIENTE COMME PONNO.
I ricchi come vogliono, i poveri come possono.
I ricchi, avendo un solido e consistente conto in banca, possono disporre le loro cose come vogliono, i poveri devono misurarsi e spendere negli stretti limiti del necessario.
* * *
‘A RICCHEZZA E ‘A FURTUNA CAGNANO COMME ‘A LUNA.
La ricchezza e la fortuna cambiano come la luna.
Come la luna varia a secondo delle fasi lunari così la ricchezza e la fortuna. Esse sono instabili e, nonostante le precauzioni, possono sfuggirci di mano anche per delle banalità.
* * *
‘A RROBA NUN E’ ‘E CHI SA STENTA, MA E CHI SE NE VERE BBENE.
La proprietà non è di colui che l’ha acquistata con sacrifici, ma di chi se la gode.
Si fa tanto per comprare beni immobili o accaparrare ricchezze e talora si muore, senza avere la possibilità dì goderne a sufficienza; gli eredi, poi, che non sanno a prezzo di quanti sacrifici siano stati acquistati, spesso li sperperano in divertimenti, in crapule e bagordi.
* * *
NU POCO ‘E CARESTIA, MOLTI LUSSI PORTA VIA.
Un po’ di carestia molti lussi porta via.
Quando per uno scarso raccolto, per siccità o per carestia mancano le derrate alimentari e beni di prima necessità e anche le scorte di riserva sono esaurite, si è costretti, anche se a malincuore, a ridimensionare i propri desideri.
* * *
UERRA, PESTE E CARESTIA, SCHIATTAMUORTI IN ALLEGRIA.
Guerra, peste e carestia, beccamorti in allegria.
Nelle pubbliche calamità, c’è sempre chi, invece di essere solidale con chi soffre e sta nel bisogno, ne approfitta, aggravando ancora di più la condizione degli altri.
* * *
CHI SPARTE AVE ‘A MEGLIA PARTE.
Chi fa le porzioni ha la parte migliore.
Chi ha capacità decisionali fa sempre i suoi interessi.
* * *
L’ACQUA E’ POCA E ‘A PAPARA NUN GALLEGGIA.
L’acqua è poca e l’oca non galleggia.
Tutto va male: i mezzi finanziari sono scarsi e non si riesce ad andare avanti.
* * *
‘E SULO ACQUA E PANE, CAMPA MALE PURE ‘O CANE.
Di solo acqua e pane, vive male anche il cane.
L’acqua e il pane ci permettono la sopravvivenza. Però se vogliamo vivere dignitosamente non possiamo fare finta di ignorare tante esigenze.
* * *
CHI TENE ‘O PANE NUN E MANCA ATTUORNO ‘O CANE.
Chi ha il pane, non gli manca intorno il cane.
Chi ha mezzi di sussistenza ha sempre qualcuno che gli chiede di essere aiutato.
* * *
ASTÌPETE ‘O MILO PE’ QUANNO TIENE SETE.
Conservati la mela per quando avrai sete.
Non spendere tutto quello che hai, conservati un gruzzoletto per le situazioni difficili. Queste vengono senza preavviso e possono presentarsi da un momento all’altro.
* * *
CHIACCHERE E TABACCHIERE ‘E LIGNAMMO ‘O BANCO ‘E NAPULE NUN NE ‘MPEGNA.
Parole e tabacchiere di legno il Banco dei Pegni di Napoli non li accetta.
Per avere un prestito in denaro, bisogna impegnare proprietà, oggetti di valore o avere come garanti gente possidente, le parole non servono a niente.
* * *
CHI PRESTA ‘E DENARE PERDE L’AMICO E I DENARE.
Chi dà in prestito i soldi, perde l’amico e il denaro.
Si prova tanto sollievo nel ricevere il denaro che potrà risolvere i problemi che ci affliggono, ma difficilmente, poi, ci si fa vedere per le restituzione.
* * *
SI ‘O PRIESTETE FOSSE BUONO, OGNUNO ‘MPRESTARRÌA ‘A MUGLIERA.
Se il prestito fosse vantaggioso, ognuno presterebbe la moglie.
Il prestito è rischioso, perché c’è il pericolo che i soldi o gli oggetti dati non ritornano più indietro. La moglie ritorna, ma disonorata e disonesta.
* * *
HA PERZO ‘E VUÒI E VA TRUVÀNNO ‘E LÀCCENE.
Ha perso i buoi e va in cerca delle funi (della cavezza).
Ha perduto il capitale e va in cerca di quisquilie di poco conto.
* * *
HA PERZO FILIPPO E ‘O PANARO.
Ha perso Filippo e il paniere!
Ha perduto tutto: gli operai e i mezzi di produzione.
* * *
HA TIRATO L’ACQUA C’O LAVATÙRO SPILÀTO.
Ha attinto l’acqua col lavatoio sturato.
Ha lavorato inutilmente: tutti i suoi sforzi sono andati perduti.
* * *
‘O CUCCUDRILLO PRIMMA SE MAGNA ‘E FIGLIE E PO’ CHIAGNE.
Il coccodrillo prima divora i figli e poi piange.
Bisogna agire con oculatezza, pensando a tutti i risvolti negativi che potrebbe avere un’iniziativa, un investimento o un affare. E inutile lamentarsi dopo, quando non c’è più rimedio.
* * *
‘A GALLINA FA FESSA ‘A FEMMENA E ‘O PUORCO FA FESSO L’OMMO.
La gallina inganna la donna e il maiale inganna l’uomo.
Essi pensano di trarre vantaggi dal loro allevamento. Se considerassero il tempo a loro dedicato e il costo del cibo, certamente cambierebbero idea.
* * *
CHI N’ ACCATTA E NUN VENNE, NUN SAGLIE E NUN SCENNE.
Chi non compra e non vende non progredisce e non regredisce economicamente.
Nel commercio ci vuole intuito, un pizzico d’audacia e tanta fortuna.
* * *
CHI NON RISICA, NUN ROSICA.
Chi non rischia, non rosicchia.
Il topo mette a repentaglio la propria vita, per mangiare. È infatti, insidiato dal gatto e dall’uomo. Bisogna essere intraprendenti: impegnare un capitale è rischioso, ma potrebbe fruttare una considerevole fortuna.
* * *
TANT’ VALE ‘NA NDRUPPECÀTA, QUANT’ VALE ‘NA CARÙTA.
Inciampare vale tanto quanto una caduta.
Quando la sfortuna si accanisce contro, un male vale l’altro, allora bisogna reagire rischiando di più, potrebbe darsi che gli affari vadano meglio.
* * *
VACO P’ AIUTO E TROVO SCARRÙPO.
Cerco aiuto e trovo ostacoli.
La situazione, invece di migliorare, peggiora.
* * *
L’AMICO E’ COMM’ ‘O ‘MBRELLO: QUANNO CHIOVE NUN T’ ‘O TRUOVE MAJE.
L’amico è come l’ombrello: quando piove non lo trovi mai a portata di mano.
Quando si è nel bisogno difficilmente incontri qualcuno che ti dia una mano.
* * *
DIO T’ ARRASSA ‘A NU MALU VICINO E DA NU PRINCIPIANTE ‘E VIOLINO.
Dio tenga lontano da te un cattivo vicino e un principiante di violino.
Tutte e due compromettono la tua pace e tranquillità.
* * *
A’ FATTO ‘E CUNTI SENI ‘O TAVERNÀRO.
Ha fatto i conti senza l’oste.
Non ha previsto gli inconvenienti che potrebbero frapporsi nel portare a termine i suoi progetti
* * *
‘A PRETA PECCERÈLLA PO’ FA SMERTECA’ ‘A CARRETTA.
Un sassolino può far ribaltare il carro.
Un avvenimento di poco conto, a volte, può mutare radicalmente una situazione.
* * *
‘O MUSCHILLO CECÀIE L’UOCCHIO A ‘NU VÒIO.
Un moscerino accecò un bue.
Un nemico anche se insignificante potrebbe con le sue insidie abbattere un potente.
* * *
A COPPA SANTA LUCIA VERE ‘O PESCE A MMARE.
Dall’altura di Santa Lucia vede il pesce nel mare.
È impossibile rendersi conto di un oggetto lontano o del rischio di un affare che è al di sopra delle nostre capacità intuitive ed economiche.
* * *
MEGLIO L’UOVO OGGI, CA ‘A VALLINA RIMÀNE.
Meglio l’uovo oggi che la gallina domani.
Meglio poco e subito!
* * *
PIACE CCHIU’ ‘NA FELLA ‘E PESCE SPATA CA CIENTO ALICELLE.
Piace di più una fetta di pesce spada che cento alici.
Meglio la qualità che la quantità!
* * *
RICETTE PULECENELLA: PE’ MANCANZA ‘E RENARI M’AGGIO PERDUTO PARECCHIE SCIÀLATE.
Disse Pulcinella: per mancanza di soldi non ho potuto partecipare a tante tavolate e divertimenti.
La mancanza di denaro priva l’uomo di molti piaceri dei quali avrebbe potuto godere.
* * *
AUGURI SENZA CANÌSTO FA CUNTO CHE NUN L HA VISTO.
Auguri senza doni non tenerli in nessuna considerazione.
Il dono è un segno tangibile dei nostri sentimenti.
* * *
‘E BBONE PAROLE ÒGNANO, ‘E CATTIVE PÒGNANO.
Le buone parole adulano e le cattive feriscono.
Fa piacere sentire lodi e complimenti rivolti alla nostra persona; le critiche, invece, ci feriscono e ci prostrano.
* * *
‘A ROTA S’ ADDA’ ÒGNERE, SI NO’ NUN CAMMINA.
Bisogna ungere col grasso la ruota, altrimenti non cammina.
Per ottenere favori, accondiscendenza e promozioni, bisogna ammorbidire la severità dei dirigenti con regali o con bustarelle (soldi).
* * *
‘E CIUCCI S’APPICCICANO E ‘E VARRÌLI SI SCASSANO.
Gli asini litigano e gli otri si rompono.
I litigi portano conseguenze non solo tra i contendenti ma anche sulle cose di valore.
* * *
S’ APPÌCCECANO ‘E VAJASSE E SE SBROGLIANO ‘E MATASSE.
Quando le serve litigano si dipanano le matasse.
Vengono a galla tante verità che non avrebbero rivelato mai in tempi normali.