27 – Lo svolgimento
È il giorno del compito di Italiano. Voi avete scritto le tracce, o le avete ricevute in fotocopia, ne avete scartato subito qualcuna, avete esaminato le altre, alla fine avete deciso quale tema svolgere. Ma come si imposta, come si svolge un tema?
È chiaro che non esistono regole precise, perché tutto dipende dal buon gusto, dalla personalità anche, di chi scrive. Qualche consiglio però si può dare.
Anzitutto bisogna leggere la traccia con attenzione, cercare di capirne eventuali parole a voi poco chiare e bisogna capire infine che cosa si pretende precisamente da voi. Attenzione: non dovete assolutamente capire quello che vi fa comodo capire, solo perché magari voi conoscete un unico argomento e quindi solo di questo potete e volete parlare. Se è così, cambiate traccia, perché non è accettabile che uno scriva qualche sciocchezza o qualche banalità, tanto per poter dire di avere scritto qualcosa.
Una volta un mio alunno delle scuole medie, preparandosi per il compito in classe del giorno dopo, aveva imparato a memoria un solo tema: Una festa in famiglia. Il giorno dopo però, a scuola, assegnai un tema su un argomento ben diverso: Una gita in campagna. Non per questo però il nostro eroe si scoraggiò e incominciò a scrivere: L’altro giorno, con alcuni miei amici, ho fatto una gita in campagna, ma mi sono annoiato. Forse sarebbe stato meglio restare a casa, dove, volendo, avrei potuto organizzare una bella festa. A proposito di feste, ricordo quella organizzata in famiglia l’anno scorso, ecc…
Quello raccontato è un caso limite, ma non dovete pensare che sia tanto lontano dalla realtà. Vi posso anzi dire che almeno il cinquanta per cento dei vostri temi ricorda quello del nostro eroe.
Quando io assegno un tema di letteratura, prima di tutto penso ad un autore studiato dai miei alunni, ad esempio Manzoni. In ogni caso io non assegno mai un tema del tipo Parlate di Alessandro Manzoni, che possa consentire di dire tutto quello che si vuole, o, peggio ancora, di ripetere pappagallescamente quelle poche nozioni apprese, in modo impersonale, sul libro di testo. Posso assegnare un tema del tipo La Provvidenza in Alessandro Manzoni, oppure Il romanzo storico e “I promessi sposi”, oppure Il teatro di Alessandro Manzoni, oppure Echi evangelici negli “Inni sacri” di Alessandro Manzoni, ecc… ecc… Su Manzoni io potrei assegnare quaranta temi diversi, ripeto diversi, perché va da sé che ognuno di questi temi va svolto in modo diverso rispetto agli altri trentanove.
Eppure c’è sempre qualcuno, anzi la maggior parte dei miei alunni, che ritiene di potere svolgere il tema, dicendo: Alessandro Manzoni nacque…, e poi racconta la vita dello scrittore, fa un elenco delle sue opere, infine scrive qualche banalità, ripetendo malamente a memoria quello che ha letto nel libro di testo.
È chiaro che per costui i quaranta temi non sono diversi, anzi sono tutti lo stesso tema, perché tutti fanno riferimento a Manzoni. E di Manzoni, giustamente, egli ritiene di dover parlare, ma in modo indistinto, e non del preciso problema o aspetto manzoniano proposto dalla traccia.
28 – Il segretario galante
C’è qualcuno che ritiene di poter risolvere i suoi problemi con il compito d’Italiano in un solo modo: copiando il tema. Bisogna subito dire che copiare è un’arte e che quindi bisogna saper copiare, cosa che poche persone sanno fare veramente. Ma ammettiamo pure che questo qualcuno riesca nel suo intento; lo sapete che il 99% dei temi copiati è quasi sempre fuori tema? Questo perché è veramente molto raro, quasi un colpo di fortuna, che uno possa ritrovarsi con del materiale che corrisponda veramente ed esattamente a quanto richiesto dalla traccia.
Però c’è sempre qualcuno che parte dal presupposto che lui il compito d’Italiano, o lo copia, o non lo fa. Questo qualcuno fa parte di una specie antropologica facilmente identificabile: è uno che non porta mai i libri a scuola (perché pesano, perché sono ingombranti), che studia poco, che sa poco o niente.
Il giorno in cui deve fare il compito d’Italiano non ha il dizionario (l’unico libro che dovrebbe avere), ma in una delle tasche del suo capiente giubbotto (che egli indossa in ogni stagione, anche in estate) ha il testo di Letteratura, o quello di Storia, oltre a materiale vario.
Mi capita ogni tanto di vederlo mentre, accaldato e agitato, si dà da fare. L’importante per lui è copiare, copiare qualunque cosa, pur di scrivere. Il nostro eroe non va troppo per il sottile: egli può anche copiare un’intera pagina del libro di testo, ma, pur di scrivere qualcosa, sarebbe disponibile anche a copiare una pagina del calendario o dell’elenco telefonico. Per lui non ci sarebbe poi tanta differenza! Solo il numero spropositato dei personaggi forse potrebbe creargli qualche perplessità.
Una volta mi sono avvicinato a lui e gli ho detto: “Bello mio, ti risparmio la fatica. Stai copiando freneticamente, ma con la fretta rischi di sbagliare e scrivi con una grafia incomprensibile. Così mi crei anche problemi di interpretazione. Ti suggerisco pertanto di scrivere sul foglio soltanto le indicazioni indispensabili: ad esempio libro Tal dei Tali, pagina 132. Così tu non ti affatichi ed io posso leggere con comodo e più facilmente quello che intendi scrivere”.
Purtroppo, questo tipo di studenti è praticamente immortale. E il problema si ripropone anche al di fuori delle mura scolastiche. Franceschina e Micuccio, ad esempio, erano due ragazzi: si erano innamorati, si erano fidanzati. Ma Micuccio dovette emigrare in Germania. Doveva scrivere una lettera d’amore alla sua Franceschina, ma non sapeva come fare, perché egli non aveva mai scritto una lettera d’amore in vita sua. Pensò bene di comprare un libro, Il segretario galante, oggi introvabile, ma un tempo molto apprezzato da coloro che si trovavano nelle condizioni di Micuccio. Quel libro conteneva lettere d’amore per tutti i gusti e per tutte le situazioni: bastava copiarne una ed il problema era risolto. E Micuccio così fece: copiò diligentemente la sua lettera e la spedì. Ma anche Franceschina aveva lo stesso problema ed anche lei aveva comprato la sua copia del Segretario galante. Lesse la lettera di Micuccio, ebbe l’impressione di averla già letta, la cercò sul Segretario galante, la trovò. Prese carta e penna e scrisse: Mio caro Micuccio, ho letto la tua lettera. La risposta è a pagina 33. Ti saluto, tua Franceschina.
Franceschina certamente si era dimostrata molto più concreta e razionale del suo adorato Micuccio.
29 – La scaletta
Una volta stabilita l’impostazione generale del tema, è il momento di scendere nei dettagli dello svolgimento. A questo proposito può essere utile prepararsi una scaletta (ma esistono opinioni diverse, ognuno ha un suo metodo personale). Sapete che cos’è una scaletta? È un po’ come la nota delle spese per la massaia, o, se vi intendete di informatica, come un diagramma di flusso. È come una nota delle spese, ho detto, ma preparata in modo logico e razionale.
Immaginiamo un elenco redatto in tal modo:
1. lattughe, mele;
2. ufficio postale: bolletta ENEL;
3. lavanderia;
4. pere, spinaci;
5. ufficio postale: francobolli.
Il meno che si possa dire di un tale elenco è che risulta illogico e disordinato, perché è assurdo che uno vada prima al mercato, poi all’ufficio postale, poi in lavanderia, poi un’altra volta al mercato, poi un’altra volta all’ufficio postale. Correggiamo dunque l’elenco:
1. lattughe, spinaci, pere, mele;
2. ufficio postale: bolletta ENEL, francobolli;
3. lavanderia.
La scaletta è anch’essa un elenco, ma un elenco ordinato, logico, razionale dei vari punti da approfondire nello svolgimento del tema.
Facciamo un esempio di scaletta. La traccia è: La figura di Virgilio nella “Divina commedia”. Scaletta possibile (ma ognuno la sistemerà secondo i propri gusti e le proprie conoscenze):
1) Virgilio nella tradizione letteraria;
2) il culto di Virgilio nella letteratura del Medioevo;
3) Virgilio come mago e profeta (vedi IV Ecloga);
4) Virgilio come maestro e guida;
5) Virgilio come simbolo della ragione umana;
6) collocazione di Virgilio nel Limbo.
Altro esempio. Traccia: Rapporti tra politica e morale nel nostro Paese. Scaletta:
1) la politica può prescindere dalla morale? Machiavelli;
2) corruzione oggi;
3) degenerazione della vita politica;
4) origini e cause;
5) eventuali rimedi.
Un’ultima considerazione. Molti ritengono che un tema debba avere per forza un’introduzione e una conclusione. Nulla da eccepire se introduzione e conclusione risultano ben finalizzate allo svolgimento generale del tema; se invece esse dovessero risultare un condensato di banalità e/o delle prediche inutili e velleitarie, tanto vale farne a meno; meglio allora entrare subito in medias res (cioè nel vivo dell’argomento), evitando la sparata iniziale e quella finale.
30 – Adamo ed Eva protagonisti involontari
Adamo ed Eva, secondo la Genesi, furono i primi abitatori della terra. Detto questo, non so fino a che punto possa giustificarsi il fatto che molti vostri temi, qualunque sia l’argomento trattato, incomincino sempre con Sin dai tempi di Adamo ed Eva…. Se il tema è sulla violenza, Sin dai tempi di Adamo ed Eva, gli uomini sono stati violenti…; se è sulla droga, Sin dai tempi di Adamo ed Eva, gli uomini hanno fatto uso di droga…, e così via. Una volta diedi un tema sulle esplorazioni spaziali, per vedere chi avrebbe avuto il coraggio di tirare in ballo Adamo ed Eva. Ma uno, imperterrito, incominciò così: Sin dai tempi di Adamo ed Eva, gli uomini guardarono le stelle e sognarono di potere un giorno…. Mi arresi!
Anche nelle conclusioni dei temi in genere voi non andate tanto per il sottile. Quasi sempre, nell’ultimo rigo, improvvisamente, vi augurate e sperate che cessi la violenza, che cessi la disoccupazione, che scompaia la droga (e potrebbe anche andare bene). Ma, se il vostro augurio non è preceduto o accompagnato dall’indicazione del dove, del come, del quando, del perché, diventa velleitario e predicatorio, come un’etichetta da appiccicare ad ogni costo alla conclusione del tema. Come si ostinava a fare nei suoi temi un mio vecchio alunno, di cui vi parlo nel prossimo paragrafo.