La depressione
Secondo le più recenti previsioni degli esperti in campo medico, il nuovo secolo sarà caratterizzato da un’altissima incidenza delle malattie cardiocircolatorie e dalla depressione; addirittura, recentemente in Italia è stato dichiarato che la depressione è la prima patologia da assistere.
Liquidata nel passato come una forma di “esaurimento nervoso” o curata come una manifestazione minore di disagio psicologico, la depressione si è rivelata dunque come una vera e propria patologia da primato, talmente importante da poter assumere caratteri di tale gravità da spingere una persona al suicidio o a forme di anoressia o bulimia.
Sotto l’aspetto strettamente medico, la depressione è quel caratteristico stato psicologico dominato dall’ansia, dall’incertezza, dalla paura del futuro, dalla sfiducia in se stessi e nelle proprie capacità di risolvere i piccoli e i grandi problemi della vita quotidiana. E’ la manifestazione di molteplici forme psicopatologiche, in particolare delle psicosi maniaco–depressive. Nella vecchia nomenclatura psichiatrica il termine malinconia o melanconia indicava globalmente lo stato depressivo.
Tuttavia, la presenza di una forma più o meno accentuata di depressione non dev’essere sempre associata alla malattia mentale in quanto, molto spesso, si tratta di una risposta fisiologica, naturale, ad uno stato di accentuato stress causato, ad esempio, da una disgrazia, da un lutto, da una particolare condizione familiare o sociale vissuta con enorme coinvolgimento emotivo. Questa differenziazione è fondamentale per evitare di “psichiatrizzare” fin dall’inizio un qualsiasi stato di disagio e per intervenire adeguatamente con cure appropriate. Non è neanche da trascurare il fatto che, di frequente, la depressione appare mascherata dalla presenza di altri stati di sofferenza psicologica; ad esempio, ci sono alcolisti che sono diventati tali come reazione, seppure inadeguata, ad una pregressa situazione depressiva mediante l’euforia scatenata dalla massiccia assunzione di bevande alcoliche.
Va peraltro evidenziato che un evento traumatico che in una persona senza particolari problemi psicologici causa manifestazioni depressive lievi e transitorie, in un altro soggetto già “predisposto” può generare uno stato depressivo permanente. In ogni caso, la depressione va curata da specialisti, evitando il ricorso a farmaci o “rimedi” “fai da te”da banco del farmacista.
Una speciale attenzione va dedicata alla depressione giovanile che, quando supera determinate soglie per così dire fisiologiche, cioè legate alla particolare fase dello sviluppo dalla condizione di fanciullo a quella di adulto, va trattata con particolare sensibilità, chiamando direttamente in causa i familiari e coloro che, a partire dagli insegnanti, tanta parte hanno nel percorso di crescita della persona.
Gli effetti sui giovani infatti sono disastrosi: i loro progetti di vita si infrangono e si disperdono dinanzi ad una barriera indefinibile ed insormontabile: passato e futuro si comprimono e si schiacciano su di un presente eterno e senza senso. La depressione è il “male oscuro”, come lo definì, intitolando così un suo romanzo, lo scrittore Giuseppe Berto.
Questa malattia è tipica dei nostri tempi, perché, come ha affermato lo psicoanalista Claudio Risè, “la società dei consumi presenta una faccia permissiva, ma è totalitaria: deve omologare i comportamenti di tutti ai fini di una maggiore resa economica”.
C’è un dato, comunque, che lascia interdetti: un’indagine mondiale condotta dall’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) ha rilevato uguali percentuali di depressione negli Stati Uniti come in Nigeria, in Olanda come in India, in Cina ed in Brasile; ciò significa che il “male oscuro” colpisce tutti indistintamente, indipendentemente dalle culture e dagli assetti sociali. Forse la differenza sta nelle modalità di attacco della malattia, o forse stiamo assistendo ad un inquietante processo di globalizzazione anche per quanto riguarda il disagio psichico dell’uomo contemporaneo?
ALCUNI DATI STATISTICI SULLA DEPRESSIONE
La depressione è una malattia attualmente molto diffusa; colpisce almeno una volta una persona su cinque nel corso della sua vita. Si calcola che per lo meno il 10% delle assenze dal lavoro sia causato dai sintomi depressivi, mentre ben il 50% delle persone depresse non viene diagnosticato. Nell’ambiente di lavoro, in particolare, sono frequenti le relazioni fra mobbing (vedi monografia specifica) ed insorgenza della depressione, cioè fra continui soprusi subiti dal lavoratore, da parte dei suoi capi o dei suoi colleghi, e il sorgere di un diffuso stato di malessere associato, ad esempio, ad insonnia, crisi di panico, diffusi stati di astenia (debolezza e mancanza di voglia di fare alcunché), ecc…
Un aspetto interessante del problema, senz’altro utile per una tempestiva diagnosi e per un corretto inquadramento del contesto in cui si manifesta il problema, è dato dalla circostanza che se si hanno parenti diretti affetti da depressione il rischio di ammalarsi può arrivare al triplo rispetto alla popolazione sana; ciò significa, in altri termini, che una persona che, sempre o frequentemente, ha contatti con parenti prossimi già depressi rischia tre volte di più di chi non vive questa condizione o, meglio ancora, frequenta gente allegra e fiduciosa nella vita.
Nella popolazione in età adulta ogni tre persone ammalate due sono donne. I dati relativi alla diffusione della malattia confermano che ogni anno due donne adulte su cento si ammalano mentre l’incidenza nella popolazione maschile è di uno su cento, cioè della metà; sarebbe interessante, a tale riguardo, condurre una mirata analisi di natura psicologica e sociologica perché questo dato di fatto la dice lunga sulla condizione della donna nella nostra società edonista e consumistica. Inoltre, rispetto agli uomini, le donne riferiscono di avvertire un maggior numero di sintomi; queste differenze di sesso tendono a scomparire nell’infanzia e nella vecchiaia (anche questo è un dato significativo se correlato a quanto or ora rilevato).
I giovani sono attualmente i più esposti al pericolo di ammalarsi a causa di molteplici fattori, spesso concomitanti, quali, ad esempio, le situazioni ansiogene create da una struttura familiare e sociale disgregata o conflittuale, i problemi legati ai rapporti interpersonali o alla ricerca di una prima occupazione, l’uso di sostanze stupefacenti, la costrizione prolungata a diete drastiche per rincorrere certi ideali di bellezza ossessivamente proposti dai mass media.
In generale, gli esperti concordano nel ritenere che il rischio globale di ammalarsi sia progressivamente aumentato nel corso del XX secolo e tenda ad incrementarsi anche nel nuovo secolo.
I SINTOMI DELLA DEPRESSIONE
Gli specialisti, tra i sintomi della depressione, annoverano i seguenti:
• sentimenti di tristezza
• perdita d’interesse per le attività che prima erano motivo di gioia (ad esempio, hobbies, relazioni interpersonali, attività sessuale, ecc…)
• variazioni dell’appetito e del peso corporeo
• alterazioni dei ritmi del sonno
• nervosismo, ansia o diminuzione dell’attività in misura tale da essere notate dagli altri
• difficoltà di concentrazione o fatica nel prendere decisioni
• sentimenti di inutilità o immeritati sensi di colpa
• pensieri frequenti di morte o di suicidio
La valutazione di qualsiasi sintomo ai fini della diagnosi di depressione è, comunque, di stretta competenza medica.